balorde linee curvano sotto il mio cammino.
dapprima erano fulve alture boschive, fruscianti di brezze, punteggiate di richiami. poi coperte da una lunga luce e velati mormorii. quindi scuritesi in una cappa torbida e opache, sino a esaurire l’esteriorità. infine l’ombra e una neutra amnesia.
ora sono un periodo che oscilla, una traiettoria senza regno. da tempo svanisco, non c’è più nulla sopra il cammino, da tempo io sono le curve che assolvo. il procedere continua verso il partire, l’ambiente non ha più paesaggio, è sola eruzione di circuito.
proseguo la diramazione invariabile il muoversi che è un moto mosso in esso scopro non ha spostamento non posso più fermarmi non ho domicilio in cui cedere il movimento non ha pause voglio fermarmi ma tutto è linea che avanza e mai c’è interruzione la linea non ha fine non ha pace prosegue.