comprese dunque
che il bello era
sopravvivenza
mosso da forze feroci
in cui ciascuno uccideva
venerando l’equilibrio
il bello era la migliore forma,
senza attributi di pietà
il tramonto i metalli i ghiacci
la pelle e la teoria:
abitava ovunque, non preferiva nulla
stava nei cuccioli divorati,
nelle sabbie desertiche,
in organismi infinitesimi
e enormi intervalli
ciascun nodo rispondeva a una resistenza:
i manufatti i pensieri
gli imperi e le frasi
la bellezza vestiva ogni cosa
rigettando i corpi cariati
e i casi repellenti
era la strada del cosmo
la salvezza di nessuno
non si dava commento
non aveva intenzione
non perdeva
idea su di sé
regola apicale
e perfetta,
verso e origine
levatura indifferente,
il bello sopravviveva.