27 giu 2019

le cose


servono al dopo
o intrinsecamente? 
vivono supreme 
o di mia disputa?
o non conducono,
non frenano, 
corrono inspiegabili 
nella figura? 



26 giu 2019

mi verificano


perché mi 
verificano? 
cosa mi manca
della mia sostanza?
chi conosce
la mia miseria
e il merito,
ciò che non mi serve
ciò che ho trovato?
chi vuole mettermi
i suoi bisogni
e vuole muovermi
e non è me?



23 giu 2019

la poesia /3


la poesia non deve 
esporre ma lambire 
prossimità della pronuncia, 
toccare di silenzio
spirare altissimi segreti.
e invece la mia testifica
perché forse non è poesia,
è solo qualcosa.



22 giu 2019

la mia faccia


la mia faccia la mia faccia
è importante la mia faccia
mi ti ci vi interessa
la faccia che ho da dire.



17 giu 2019

il pensiero


fabbrico da un risultato 
che non conosco,   
tessendo spazio 
dai prodromi dell’idea. 
creo la creazione
che corre originandosi.
ciò che trovo appare 
per combustione melodica, 
il senso vago sceglie
la forma in cui cedere,
là c’è l’esordio.



14 giu 2019

se sia


mi chiedo se tutto sia 
ciò che è alle spalle.



13 giu 2019

la sfida


dove possedere le cose,  
dove averle. 



10 giu 2019

la parte


perdo la proprietà
delle frasi.
se ne vanno
in una mistura di segni,
effimero mondo
in transito 
che lascia l’energia.



6 giu 2019

uno l’altro


la loro differenza
è che uno prende le cose
l’altro la provenienza.



3 giu 2019

la partita


nei quaderni vivo
ogni prossima deduzione, 
le svolte e le conseguenze 
si verificano.
sui fogli penetra 
l’ortografia del conflitto
tra ciò che ribolle
e che si raffredda,
alcune aperture sono escluse 
alcuni episodi inaccaduti. 
di quei giorni che rileggo, 
della partita tra le tesi 
si modella la pulizia. 



2 giu 2019

diffuso


il singolo
è ormai marea.
ondeggia
d’inesperienza
facendo l’oceano.



1 giu 2019

contro idillio /0


c’è sempre una quadrangolare ampiezza, una superficie pratica o scomposta che urta il paesaggio. la terra non ha riposo, il suolo serve al brutto. 
ricavi un panorama parziale, perché occorrono i volumi, le linee larghe, gli squassi del caos: per dormire, consumare, dare posti di lavoro. 
la strada dell’immagine arriva breve alla meta, confusa da rumore e accidentali tragitti. il cielo non ha pausa, è un ascolto assediato dagli ostacoli. dappertutto schemi di linee povere, il riempimento.