a pochi

a chi parla dal chiuso

l’avvenenza?

quale logica la volge 

a pochi? 

intrinseco

non puoi illustrare  
il commento
il carico che porta
l’opera.

il buio rivelato |redux

osservi 

scrosciare la sera, 

raccolta dal vetro 

d’antica forma di chiglia 

capovolta,

indugi in un tu premesso, 

in un’idea preziosa, 

calendario di armonie. 

la pioggia picchietta 

di tenui pronunce 

sul cristallo informe,

tra anfore, vaselli, bronzi, 

credenze d’ebano.

il lavoro dei dettagli 

è un tragitto dell’occhio, 

una piccola patria 

che ti recupera. 

maschere posano sul muro 

come volti dichiarati,

figure del viso 

che puoi prendere. 

sei un attimo inclinante  

che arriverà già arrivato, 

come bava di un’ora 

trascorsa. 

in quel lungo turno 

che si dura, 

il buio percorre

le dimensioni.  

suggendosi

sembra 

che la donna baci 

baciando il bacio.

sbagliato

e se il passato
che disapprovi,
che ti ha offeso,
ti conduce a un oggi
congeniale?

la balena

non è un caso che
la balena non sia
colibrì,
la clessidra
non sia otre, 
la sberla merletto.
non suonano
fortuite le parole,
non suonano
solo suonanti.

l’abbandono

sento di perdere la natura
la necessità degli attimi,

di lasciarmi caduco

contenere da un’orma.

collettivo

il tu stampato diventa 

plurale cittadinanza.

hex rigoroso

il giorno si spegne
e il cielo si fa DBFAFF.

il centro

città che è lo spazio
di respiro
di una trifora di pietra,
dei suoi denti ogivali
di tufo,

città che è periferia
di un dettaglio.

adesività

se ti approssimi
all’opera che crei
è lei a vederti.

domani ora

l’incarico di domani 

comincia ora. 

l’impiego del dopo

ti occupa.