5 giu 2015

il concerto


siamo qui 
come spazio concluso. 

il cortile apre 
un teatro notturno
di raccordi e fughe,
di code e rilievi, 
gradini e passaggi, 
di logge, nicchie, gallerie, 
di statue e tremule cavità. 
siamo il volume
speculare dell’ornamento,
delle soglie, degli sbalzi, 
i volti architettonici 
di una platea. 
è una compagine 
che ricovera l’attesa,
seduta a produrre risonanza, 
esegue la forma diafana
di un sistema. 

ed ecco piove  
una nervatura di suoni 
un coro di orbite complesse 
una misura armoniosa.
è la proporzione delle voci,  
di simultanei soliloqui 
in un corpo. 
si versa un senso 
e irradia onde 
che non domini. 
è un fenomeno 
che non ha superfici 
un oggetto senza abito, 
è l’abito stesso nudo. 

quando infine si asciuga 
non c’è niente:
una memoria labile, 
un percorso di polvere.
cosa scende con la voce 
cosa si dice cosa traduce? 
le domande anch’esse 
si perdono nel fumo. 

la musica è stata. 
non saprei se la musica 
mai 
sia.