le stagioni
in cui mi parlavi
rimangono sveglie.
discorrevi usando
l’acuità del viso,
con gli occhi ordinati
di azzurro,
turbinanti di esattezza.
spiegavi la voce
esplicita,
il sonoro carattere
che mi chiamava
sublimando
le mie lontane identità.
mi legavi
a calibrazioni pulite,
misuravi gli argomenti
accurata,
e intanto
in mezzo alle frasi
avveniva uno spazio.
ci parlavamo,
coprendoci nei colloqui,
rimanendo
dietro il dialogo,
senza coglierci
o sfiorare una lettura.
forse neppure potevi,
forse neppure io.
e così
diventammo nulla,
negammo l’arco gettato
tra di noi,
e i giorni finirono
mai finiti.
eri la parte esclusa,
la scala impossibile,
eri i lati
di chi ha un centro
indiretto,
di chi lo elude.