fra tre parole
c’è una montagna.
ha lo spirito dell’altezza,
di un suolo verticale
che sarà il tuo tempo.
è una e numerosa
intera e multiforme,
la valuti in un cumulo di passi
di chiome radici torrenti
pendii radure,
gole dirupi fruscii
ciottoli ed aghifoglie.
cammini su sedimenti macerati,
fremiti ti seguono
nella penombra,
sei catturato
da pietrisco e sequenze di rami,
da periodi e respiri variabili.
le strade che escludi
accorciano il paesaggio
ma il bivio perdura
nella somma, la scelta
si incrementa di scelte negate.
penetri tra radiazioni di arbusti
la boscaglia è un codice
di ombre sterpi marcescenza,
si approssima in intricati fogli
in una fragorosa selva di caratteri.
sali, prosegui fino a crinali
in equilibrio con l’azzurro,
l’altezza rigurgita le incognite
chilometri più in basso.
procedi ancora.
la scena si fa rupe spoglia
superficie che scala il cielo,
avanzi verso la vetta
vuoi terminarti nel simbolo
essere l’acme
che schiaccia il peso,
che riduce
il massiccio a un solo punto
complessivo.
infine sei in cima,
hai la sintesi. così hai visto la montagna,
districata
dal groviglio di un’immagine.