la terra si srotola
per gobbe e declivi,
in gradienti che scemano
a valle, che trovano
la plastica corazza
di un uomo.
sei il minuto freno
delle curve
che concludono l’azzurro,
esibito all’abbraccio
del baratro,
della gibbosa vastità.
all’interminato orizzonte
perso nel regredire
dei piani,
dal viola che schiarisce
al pervinca nulla,
tu ospiti sei
l’ubiquità che misura.