la sera giunta
nella vecchia città
ricava un esiguo vicolo,
insenatura fonda schiarita
da lampade remote.
allungo una misura
che mi rimane addosso,
passi incapaci
di riportare la durata,
persi nel ritmo.
liste di snelli palazzi
mi proseguono, lastre
appena sfiorate di disegno.
incedo in ordini cortesi
avvolto da forme risonanti
dall’eco che ricorre,
penombre si profilano
come rugiada bronzea.
il mio passaggio ora svolta,
stringe la via
tra taciturne moli
finendo in uno scalpiccio
sfocato.
la strada si racchiude,
e io rimango preda
di una perfezione brumosa
di eleganza chiusa e notturna.
mi fermo in quel luogo sentito,
ente solitario,
e la massa mi informa di sé
e il linguaggio del buio
mi prende.