23 dic 2010

presepio


il villaggio si arrocca
in piccole grotte, 
strade scoscese
tortuosità gelide, 
sfila come satura 
nervatura del colle.

l’orizzonte è striato 
di casupole dai tetti fulvi 
e grumi nevosi,
cappe fumanti si alternano 
in un motivo di cenere,  
veicolo di luci gonfie. 

te ne stai oltre 
le possibilità di un vetro
oltre la cornice 
che ordina il paesaggio,  
nudo quadrato domestico 
lastra appannata 
di faccende e costumi. 
 
viottoli e cortili
ricalcano il tempo 
il freddo stacca i colori 
aggiunge 
decisioni nella forma.
morbidi tratti 
prendono il paese, 
l’asperità è rimossa
la contrada raccoglie 
il vespro. 

e già l’aria 
si ottenebra di blu
già le stanzette brillano
d’ambra,
il vocio si quieta
la veglia si raccoglie.
ed ecco illuminarsi
di un piccolo rosa
una nuvola
di madreperla navigante.

e poi anch’essa si dilegua
e arriva la sera stellata,
lontani lumi si parlano
in un dialogo di punti,
e senti l’insieme,
l’affidamento
a un tempo profondo.

è uno zodiaco abissale
in cui fermare gli astri
e la strada tra loro,
è una notte fatale
in cui ritrovarsi.