vaghi per Venezia a New York
con passi che si sdoppiano,
impilando modelli della città
che non finisci mai.
non concludi i luoghi
che ti porti dietro,
sei sempre là,
il cammino sul cammino,
nel perimetro delle tue orme
e del tuo divario.
sei l’avamposto che si allunga
quartiere estremo
ulteriore espansione,
sei la città medesima.
abiti i confronti, gli angoli
esplosi dell’ingegno,
ti rendi remoto
ma ti traduci da qui,
non c’è altra patria
che il suo avvio.
lo sguardo concluso
trova premessa,
la risposta cerca i quesiti,
si estrae verso la causa.
nei tuoi cicli
oltre lunghi mari di specchio
prosegui quel soggiorno,
vecchi mattini opachi
un buio di case sghembe
la scienza il convivio
gli incontri,
le tesi venture di allora. a Benedetto